Nightguide intervista George Herald

Nightguide intervista George Herald

''Sono George Herald e scrivo canzoni Folk''
È così che si presenta sui suoi social questo giovane cantautore folk con attitudine punk che, nonostante l'età, si è già fatto strada nell'ambiente milanese aprendo i live di nomi importanti dell'indie folk come Stu Larsen, Lewis Watson e Ryan Keen.
 
A questo link Spotify è possibile ascoltare il suo nuovo EP “Per tutto ciò che vale”, uscito lo scorso 5 ottobre:
https://open.spotify.com/album/2WYIRS10uMGE2A4LSCX0yj?si=3598Q9uGSAeaxLskwjErTA
 
Lo abbiamo intervistato

Ciao George, com'è essere un cantautore folk  in Italia nel 2018?
 
È bello dai! Però a dirla tutta non saprei definire esattamente un cantante Folk, o la musica Folk in generale. Cate Blanchett, quando interpretò Bob Dylan nel film “Io non sono qui”, fece un monologo in cui disse che più che musica Folk si deve parlare di musica tradizionale, una musica colma di mistero, contraddizoni e caos. Una musica sacra. Forse io non sono così adatto a portare avanti questo concetto. Credo che definirmi un cantante folk ai concerti è più un gioco o una tradizione. Tutti sanno che non sono un cantante folk (Cit. “Io non sono qui).

 
Hai anche una certa attitudine punk, da dove proviene?
 
Mio fratello aveva una band punk da ragazzino, spaccavano secondo me. Lui mi faceva ascoltare Nofx, Rancid, Green Day, Pennywise, Ramones e cose così. Ho sempre voluto bene alle persone che urlavano e facevano casino. Infatti adesso sto in fissa un botto per l'Emo Punk disperato tipo The Hotelier.

 
Come è stato aprire i concerti di artisti come Stu Larsen, Lewis Watson e Ryan Keen?
 
Super bello! Sono tutti e tre dei ragazzi d'oro, soprattutto Ryan Keen che mi ha regalato il suo disco e una bottiglia di Jameson nel backstage.  

 
Che tipo di genesi ha avuto “Per tutto ciò che vale”, il tuo ep, uscito lo scorso 5 ottobre?
 
La nascita romantica dell'ep è stata tipo sei anni fa tra un tuffo nell'Adda con gli amici e l'altro, perché  tanto in fondo il disco parla di quello. Quella pratica, invece, a settembre dell'anno scorso quando ho scritto Viale Matteotti, il primo singolo di “Per tutto ciò che vale”.

 
Da grande che tipo di artista vorresti essere?
Più bravo e magari con una voce un pochino più educata e impostata. Sono quasi sicuro di sforzarla troppo ai concerti.

E c'è una band o un cantante con cui vorresti lavorare, prima o poi?
Ce ne sono un botto, anche se in realtà più che collaborare mi piacerebbe aprire i loro concerti. The World is A Beautiful Place & I Am No Longer Afraid To Die su tutti. Jeff Rosenstock perchè è un pazzo, Macklemore e Gemitaiz perchè secondo me sembrano dei tipi giusti. i Pup perché secondo me sono super divertenti e i Mumford and Sons perché mi piacciono da un sacco di tempo. Infine gli American Poetry Club che è un ragazzo americano che fa Lo-Fi. Ci sentiamo su Facebook ogni tanto per passarci i pezzi, mi piacerebbe fare un concerto con lui qui in Italia.

Ti piace la trap? J
Sono un Trap Lovers! Voi che ne dite dell'ultimo disco della Dark Polo Gang? Secondo me è figo.

Quali sono i prossimi progetti di George Herald?
Scrivere nuovi pezzi e suonare un casino, spero di riuscire a fare entrambi. Anche se in realtà sarebbe meglio mettermi in pari con gli esami.

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