Nightguide Intervista Fasma, un fiume in piena di idee e qualità travolgerà la trap

Nightguide Intervista Fasma, un fiume in piena di idee e qualità travolgerà la trap

 
Da qualche giorno è uscito “Moriresti per vivere con me?”, il suo primo album, e Nightguide è reduce da un'intensa chiacchierata con Fasma, che ci ha fatto capire molto del suo carattere deciso e della sua passione per la musica, e che ci permette di delinearne un ritratto di artista responsabile e maturo, a dispetto della sua giovane età. Una chiacchierata lontana dalle logiche di domanda e risposta ma molto più vicina a un flusso di coscienza.


In effetti, ammettendo di partire forse prevenuti verso un genere che spesso viene ripreso per “moda” più che per il reale senso di appartenenza a ideali e scelte musicali, è stata una sorpresa ascoltare canzoni di un artista vero, che sa cantare e sa fare musica. Se infatti nei suoi brani si possono identificare metrica e struttura tipici della trap, la base musicale è suonata e costruita, e dai testi traspare la voglia di trasmettere messaggi importanti e positivi.


Non posso che esserne lusingato, mi fa un sacco piacere che si percepisca questo dal mio disco!” Esclama felice Fasma al telefono. “Il mio intento, infatti, è esattamente e solo quello di far musica, cercando di evitare una definizione precisa, proprio perché le influenze musicali sono tantissime. Per questo non posso che essere appagato da quello che dici”.

 
Spesso la musica accostata a un personaggio o al suo pubblico diventa la gabbia all'interno della quale si deve usare quella “droga”, ma la musica è musica, ed è fondamentale capire le circostanze in cui viene fruita. Accade molto spesso, ma non dovrebbe succedere, che in ogni settore si senta la necessità di riconoscersi in degli stereotipi, quasi che vestirsi in un determinato modo o comportarsi secondo canoni precisi sia l'affermazione stessa dell'esistenza. È esattamente questo uno dei punti messi a fuoco da Fasma: “Oggi l'abito non fa davvero il monaco, è la testa che fa la differenza, non bisogna avere pregiudizi, infatti anche il titolo dell'album richiama questo aspetto “Moriresti per vivere con me?”: chiudo gli occhi e ascolto”.

 
Che sia proprio  il titolo a trasmetterci la curiosità di intervistarlo, con  un concetto che non è proprio così scontato fino a quando qualcuno ce lo pone davanti, ce lo conferma poco dopo lo stesso Tiberio:
Le cose semplici sono quelle che mi vengono peggio. Ed è per questo che di semplice in questo album non c'è neanche il titolo! Ed è dal titolo e dai titoli dei brani che parto, perché vivere insieme  è un conto, ma anche la morte porta una rinascita. Vogliamo dare speranza a questo futuro, non c'è solo morte ma la speranza nella rinascita. Se è fatta poi attraverso la mia musica ben venga, vorrei che la musica fosse il motore di questa ripresa, come è successo a me, che da solo con la mia musica ho veicolato la mia ansia in qualcosa di positivo”.

 
Anche il nome d'arte, Fasma, non sembra “solo” un nome scelto a caso.
Per niente”, ci racconta, “nasce quasi come qualcosa a cui ho dovuto dare un nome. Ero piccolo quando è successo, avevo più o meno 14anni: ho deciso di chiamarmi così perché ho voluto dare un nome a questo mondo che mi creavo, non percepito visivamente ma a livello di suono, di sensazioni, esattamente come accade per un fantasma. È un nome che identifica il mio fare musica come la volontà di farmi percepire e ascoltare dalla gente, anche se fisicamente non sono vicino. Da qui “Fasma”, che oggi  è diventato dominio pubblico, ma che a livello privato per me è stato l'alter ego a cui mi sono sempre legato”.

 
E, ascolto dopo ascolto, sembra che per arrivare a Fasma questa persona lo abbia fatto soffrire un bel po', ma non serve raccontarlo:
Questa persona si chiama vita, ma non sono qui per vittimismo. Aprirsi è difficile, anzi, così è banalmente stupido. Per me parla la musica, racconta lei quello che sono, anche perché la mia musica è specchio della mia anima, cerco di essere più puro e più espressivo possibile. Quello che dico penso che si senta. Sono sincero se questo è quello che hai percepito sono molto felice. Ora come ora non voglio parlare della mia vita personale”.
E l'evocare nel disco nomi di personaggi morti è lì a sottolineare quanto proprio la vita sia lì a dare l'ennesima bastonata, ma  nonostante questo, la si perdona sempre. È una sensazione che si percepisce nota dopo nota, così come si percepisce quanto sia capace di comunicare un concetto così forte in maniera così diretta.
La musica è l 'unica maniera in cui posso e so comunicarlo. È una condanna tanto quanto una fortuna. E riprendendo il discorso della vita che ti bastona, comunque c'è sempre una speranza di fondo, come in  “Caro angelo” per esempio, c'è un abbassare la guardia. Non ho mai chiesto aiuto e di questo non sono stanco: tu sei perso all'interno della musica ma alla fine rinasci perché è proprio lì che trovi la speranza e anche il perdono di cui tu parli.

 
Fasma ci racconta questo, e a chi scrive non resta che pensare che è la stessa cosa che gli succede con la fotografia. È qualcosa che, come aggiunge, “è una condanna o una fortuna, ma lo capisci senza dover rivelare il vero significato, è un qualcosa che non hai scelto di fare, viene  naturale e ringrazi che sia così, ma allo stesso tempo ti chiedi se ce la farai a far uscire tutto questo pubblicamente, di pancia”.
Una domanda diretta, però, ce la concediamo: come stai con l'uscita dell'album, controlli le classifiche?
Non guardo classifiche, ammette, passo il mio tempo a dare ascolto alle persone che mi scrivono perché magari sono stato d'aiuto a qualcuno. Mi sento davvero di respirare, dopo tanto tanto tempo che non riuscivo più a farlo. È il mio primo disco, non ci voglio credere che sono io quello che sta facendo l'intervista. Io faccio il mio, la gente ci si ritrova, qualcuno ti copia e tira fuori qualcosa di suo, c'è uno scambio umano”.

 
A questo punto è quasi d'obbligo virare il discorso sulle responsabilità di un artista. E in questo caso non abbiamo di fronte un uomo fatto e finito, ma pur sempre un ragazzo di vent'anni alle prese con il suo sogno. È singolare come si possa pensare che ci siano adolescenti che ascoltano le sue parole e le percepiscono facendole proprie. Ed è effettivamente il motivo che ci spinge a conoscere meglio l'autore di “Moriresti per vivere con me?”, lontano da alcuni colleghi che invece non si sentono addosso la responsabilità dei messaggi che veicolano.
La mia musica non ha età, è più una questione di scrittura (parlo di responsabilità però). La figura del cantante ha responsabilità perché comunica ai giovani. Se riusciamo a trasmettere valori positivi tramite musica e social allora i ragazzi a loro volta li faranno propri, e questa è una responsabilità sociale. La gente si lega a quelle canzoni e le fa proprie, quindi oltre alla responsabilità umana abbiamo anche una responsabilità musicale”, ci confida. E continua “Infatti quello che dico è quello che vivo all'interno della mia sfera personale, i valori che ogni giorno mi accompagnano nella mia cerchia di amicizia, e nelle mie scelte di vita. Per me la responsabilità della musica parte dalla sua espressione, che contiene i miei valori e la mia vita, per cui non potrei mai veicolare valori negativi, non ne vivo. C'è per questo una responsabilità fondamentale, perché i giovani hanno bisogno di qualcuno che li faccia pensare, di qualcosa di vero. Questo continuare a non farli pensare li porta all'autodistruzione, a una non consapevolezza di se stessi che è sbagliatissima. Li devi risvegliare, e io per primo mi preoccupo di farlo. C'è sempre una speranza di fondo, la consapevolezza di iniziare a pensare con la propria testa e avere una presa di coscienza che porti i ragazzi a essere fieri di quello che si è, e non ad avere paura di quello che si è, perché oggi quando magari sei leggermente diverso hai paura di quello che gli altri possano pensare di te. La musica oggi è a volte così consumistica, ma quando entra in gioco la responsabilità di dover dire qualcosa a qualcuno, è lì che entra in gioco in modo maggiore. La musica può anche essere distrazione e spensieratezza, ma l'abilità sta anche nel momento in cui parlo con un  fan che io vedo come un amico, come qualcuno che mi ha capito, come una persona di famiglia. È un rapporto stretto che instauro con chi mi segue, parlo il più possibile con loro e cerco di rispondere a tutti e instaurare rapporti con tutti perché è una grossa possibilità quella che ci passa tra le mani, e noi la dobbiamo prendere con la voglia di poter cambiare veramente qualcosa”.

 
Questo fiume in piena ci travolge e ci sorprende sempre di più, per cui non ci resta che indagare sulla dimensione live di Fasma, per vederlo all'opera di fronte al suo pubblico. E così che veniamo a conoscenza di due date zero autoprodotte.
Le facciamo per cercare di caricarci di questa responsabilità. Rimaniamo indipendenti per cercare di fare di questo disco non una semplice mossa per diventare famosi ma soprattutto per poterci esprimere al massimo per come ci sentiamo di fare, magari mettendoci del tempo in più ma pensando davvero alla musica, pensando davvero a quello che abbiamo in mente. Lo faremo scegliendo due date fondamentali che ancora non possiamo rivelare, in due location di Roma e Milano, e i miei live non saranno semplici concerti ma degli show, saranno una catarsi, un modo per stare a stretto contatto, per piangere, per tirar fuori la rabbia che abbiamo e far uscire l'ansia da dentro in modo da arrivare alla fine dello spettacolo tutti più sorridenti e tranquilli con magari qualche amico in più che abbiamo conosciuto proprio grazie ala musica.”

 
Il fiume in piena di idee e di parole non si ferma, per cui dopo quest'album probabilmente ci sarà molto altro. “Questo è l'inizio di tutto, ci conferma Fasma, “abbiamo in mente un video musicale completamente diverso da tutto quello che uno si immagina!”

 
Con un'associazione mentale ci viene in mente un'altra curiosità: perché quei titoli che richiamano ad alcuni personaggi (Lady d., Marylin M., Manson, ndr)?
La nostra musica cerca sempre di fare foto ai sentimenti e ritengo che i personaggi che ho scelto potessero veicolare i sentimenti che sono racchiusi in quella determinata canzone. È come se per te da fotografo invece di catturare il momento di due persone che si baciano fotografi invece quel personaggio che possa evocare l'emozione di due che si baciano. . È un qualcosa che ho fatto perché in quel momento poteva esprimere al meglio quel tipo di traccia. Soprattutto in un panorama in cui questo tipo di progetto ancora non c'era”.
Proprio come quando si cerca di spiegare ai fotografi che non devono fotografare l'artista ma devono fotografare la musica, ci viene di pensare.

 
E invece una collaborazione che ti piacerebbe avere?
Nonostante non sia ancora pronto, perché un discorso del genere sarà da intraprendere in futuro, ti rispondo con un nome ormai impossibile, Johnny Cash, ma solo quando anche io avrei raggiunto la sua stessa maturità. A livello di sensibilità, quanto ogni parola pesi all'interno di ogni canzone è di una maturità tale che fa paura, è una maturità artistica che si raggiunge solamente alla fine di una carriera, secondo me perciò se mai un giorno potessi fare una cosa del genere sarebbe un sogno”.

 
Una domanda a bruciapelo: cos'è la musica?
Bella domanda, fica. Ok: possibilità, bisogno e (sono indeciso tra espressione e sensibilità) sensibilità, è lei che smuove, sì, è lei la mia arma”.

 
Tra discorsi seri e risate siamo arrivati alla domanda più difficile, quella che si fa a chiusura di intervista, che però rivolte ad artisti più maturi spinge a pensare a quando erano giovani, ma essendo ancora giovane forse Fasma parte in vantaggio: i tre album che non potrebbero mai mancare nella sua collezione.
 “Questa è responsabilità pura!, esclama divertito, è una domanda a cui non ho mai pensato, è una domanda che mette ansia perché si deve scegliere bene per non correre il rischio di tornare a casa e pensare che forse ci si è scordati qualcuno! Sicuramente 17 di xxxtentation. E poi Issa di 21Savage. Molta gente percepisce come artista trap ma in realtà è un artista a tutti gli effetti. Lui come artista molta gente lo percepisce come trap ma secondo me è un artista a tutti gli effetti. Se non gli hai mai dato un occhio te lo consiglio davvero. Ha una versatilità artistica che nella trap non era mai stata vista. E poi l'ultimo album, che ha fatto storia dentro me stesso e che ti sorprenderà: French Touch di Carla Bruni. È proprio quella cosa che stacca totalmente. La voce di Carla Bruni è fantastica e l'album mi è piaciuto. Quelquen m'a dit è un bel brano cantato con voce suggestiva. E poi...il francese mi manda pazzo in una donna!”

 
Arriviamo alla fine della telefonata divertiti, pensando che alla fine ci sono situazioni che ti portano a dire: Fasma fa trap e allora non lo sento, - e ugualmente - Carla Bruni ha fatto un album ma non sto neanche qui ad ascoltarla. È figa, perché dovrebbe cantare? Sono associazione di idee sbagliate che spesso e volentieri vengono smentite dai fatti. O da chiacchierate come queste.
La promessa finale è quella di vederne delle belle, con già nuovi pezzi in studio pronti che Tiberio farebbe uscire in sequenze di uno al giorno! Noi siamo curiosi di sentirli, ma intanto lo lasciamo gustare con calma la sua ansia da primo disco!

Intervista di Luigi Rizzo
Articolo di Angela De Simone
 

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