Nightguide intervista Daniela Satragno, famosa vocal coach che ci presenta il suo libro “TU SEI LA TUA VOCE”

Nightguide intervista Daniela Satragno, famosa vocal coach che ci presenta il suo libro “TU SEI LA TUA VOCE”

Domenica 18 novembre alle ore 12.00, al Teatro Dal Verme di Milano, Danila Satragno, la vocal coach di alcuni tra i più grandi artisti della musica italiana, presenterà il suo ultimo libro “TU SEI LA TUA VOCE” (Sperling & Kupfer), all'interno della prestigiosa rassegna “BOOKCITY MILANO”. All'incontro saranno presenti anche Roberto Re, mental coach numero uno in Italia e coautore del libro, e tre musicisti (Dino Cerruti, contrabbasso; Rudy Cervetto, batteria; Gabriele Gentile, pianoforte).
Giovedì 22 novembre, un secondo appuntamento: Danila Satragno, vincitrice dell'“Italian Jazz Awards” per la categoria “Best Jazz Singers”, si esibirà in concerto a Milano in occasione della serata “JAZZ MELODIES” all'interno della raffinata cornice del “CLUB WORKNESS”. Accompagnata dal “DANILA SATRAGNO TRIO” (Loris Tarantino, pianoforte; Dino Cerruti, contrabbasso; Rudy Cervetto, batteria), interpreterà indimenticabili brani contemporanei in un linguaggio puramente jazzistico, rileggendo con un sound europeo gli standard dei più grandi compositori americani.
“TU SEI LA TUA VOCE” è un testo che rivela e insegna le tecniche di due grandi maestri che hanno cambiato la vita a migliaia di persone. La voce infatti può far innamorare. È il caso di attori e doppiatori che stregano i nostri sensi al ci­nema, oppure di cantanti che riescono a far vibrare le corde più profonde del nostro ani­mo. Questo libro svela che in realtà ognuno di noi può migliorare la propria voce e renderla un'alleata straordinaria per trasmettere emo­zioni, sicurezza, personalità e fascino nella nostra vita privata e professionale. Il segreto è un metodo esclusivo testato da migliaia di persone che cura, potenzia e libera la voce fino alla sua massima espressività, e al contempo in­segna a gestire le emozioni e lo stress per comunicare al proprio interlocutore o a un'intera platea quello che più desideriamo, parlando o cantando.
 
Abbiamo raggiunto telefonicamente Danila per approfondire le tematiche del vocal coaching, scoprendo un universo profondo fatto di psiche e degli stretti legami che comunicazione e coscienza del sé hanno sulle nostre vite e sulle modalità con cui ci approcciamo agli altri.

 
L.
Sono imbarazzato da questa intervista perché già penso che dall'altra parte della cornetta ci sia qualcuno che stia analizzando la mia voce per trovarne insicurezze e difetti!
 
D.
(Ride!) In effetti questo mi succede, stavo già pensando a come possa essere la tua immagine fisica, sono catalizzata dalla voce altrui, mi cattura i sensi.

 
L.
Per i profani, spieghiamo bene cos'è un vocal coach, domanda che ti avranno fatto milioni di volte ma che mi interessa chiedere.
 
D.
Certo, ma mi piace avere ogni volta l'occasione di spiegare. Il vocal coach è l'estensione dell'insegnante di canto tradizionale, che inizialmente era un cantante di genere lirico che si apprestava a migliorare la voce altrui. Adesso il coach è un trainer, un allenatore, con una professione che si è evoluta. Nel mio caso penso di aver coniato proprio una nuova professione, che è la vocal celebrity builder, cioè proprio un costruttore della vocalità sia per coloro che vogliono tentare la scalata al successo, i giovani che vogliono tentare questo meraviglioso mestiere di cantanti, sia per coadiuvare i big, che già hanno raggiunto il successo, e che vogliono conservare, potenziare, migliorare la loro voce perché sono sottoposti a stress non indifferenti, come i tour, le sessioni in sala di registrazione, occasioni one shot come quelle di Sanremo in cui in tre minuti ti devi giocare il lavoro di anni di carriera. Sono tutte modalità diverse e io in questo frangente ho proprio voluto coniare un nuovo mestiere, ossia un coach che si occupi della voce a 360 gradi, non solo della fisiologia, della vocalità, e quindi della respirazione, della postura, dell'alimentazione, di tutto quello che è importante per la voce dal punto di vista fisiologico, ma anche dal punto di vista psicologico, mentale, per saper gestire le proprie emozioni di fronte a delle grandi platee e anche riuscire a capire come funziona la comunicazione di queste emozioni e poterle portare al pubblico fino all'ultima persona che sta seduta nell'ultima fila o passare in televisione e quindi capire come gestire le emozioni altrui. È veramente un procedimento raffinato, molto importante, alla fine semplice ma di cui bisogna essere consapevoli altrimenti si rischia di cantare bene, di fare un'ottima performance e di sentirsi dire dagli altri “non mi sei arrivato”. Si tratta quindi del 50% del nostro successo, per questo mi sono affidata a un big come Roberto Re che mi ha aiutato a coniare un nuovo metodo - il mio metodo si chiama Vocal Care® - che ho allargato adesso alla parte mentale per cui ora mi sento di aver portato per la prima volta in Italia questa figura del vocal celebrity builder che invece è già stata vista in parte all'estero, ma non con la stessa profondità con cui Vocal Care® cura le voci perché ovviamente noi italiani siamo detentori del canto nel mondo. Ci riconoscono questa priorità, infatti quando Vincent Gallo venne in Italia mi volle al suo fianco per cantare con lui proprio perché riconosceva in me questa personalità e poi perché l'italiano, il cantante italiano, ricopre una parte veramente importante dell'immaginario mondiale.

 
L.
Quindi con Roberto Re avete unito il vocal coaching con il mental coaching proprio per tirare fuori al meglio il potenziale delle persone.
 
D.
Sì esatto, il Vocal Care®, il mio metodo, con il suo che è ben definito.

 
L.
Senza ovviamente rovinare la sorpresa del comprare il libro, in che modo dovrebbe avvenire questo processo?
 
D.
Lo abbiamo spiegato molto bene Roberto e io, perché durante la nostra conoscenza - sono stata alla sua vocal coaching - sono stata affascinata dal suo metodo e sono diventata a mia volta sua allieva quindi lui è diventato il mio mental coach e abbiamo lavorato insieme. Abbiamo visto che funzionava molto bene tra di noi professionalmente. Poi durante un suo seminario di emotional fitness una ragazza si è presentata sul palco dicendo che aveva grossissime difficoltà a parlare in pubblico, lei amava cantare ma con il canto era ancora peggio. Lì c'era un pubblico di ottocento persone, io ero presente, lei è salita sul palco e sul momento Roberto ha chiamato anche me presentandomi come vocal coach e quindi insieme abbiamo provato un esperimento che non avevamo mai fatto prima. Io ero effettivamente terrorizzata perché sul palco avremmo dovuto creare sul momento questo miracolo. Lui ha lavorato sulla parte mentale, io ho lavorato sulla parte vocale e alla fine - abbiamo il filmato di questo meraviglioso momento - la ragazza è riuscita a parlare e a cantare correttamente una canzone semplice, ma comunque è riuscita a farlo, di fronte a un pubblico di ottocento persone. Questa è stata una bellissima conquista per noi ma soprattutto è stata una sorta di cupido tra me e Roberto perché ci ha fatto capire che potevamo lavorare veramente insieme. Di lì abbiamo elaborato un nuovo approccio e il libro è stato  il modo per codificare la nostra esperienza. È stato bello perché in questo modo, grazie appunto anche a Roberto, non ho indirizzato questi “segreti” solo ai cantanti o ai cantanti professionisti ma anche a coloro che parlano. Ci sono coloro che parlano a livello professionale alto come gli speaker, gli attori - infatti ho lavorato con Preziosi, con Luca Bizzarri - ma anche coloro che fanno della voce il proprio mestiere tra cui oratori, insegnanti, politici, allargandosi proprio a tutti sino ad arrivare alle persone che lavorano nel quotidiano, che vivono il quotidiano per cui i rapporti familiari, la mamma col bambino, la moglie col marito, nei rapporti sentimentali è particolarmente importante, nel rapporto con il datore di lavoro, perché la voce è la nostra carta di presentazione e se noi sappiamo dire dei concetti anche importanti ma privi della voce giusta non riusciamo a far passare i concetti. Ti sarà capitato magari di avere due persone che dicono la stessa cosa ma non si capiscono, succede proprio questo perché stanno dicendo lo stesso concetto ma siccome non usano le modalità vocali corrette non arriva il messaggio, e si arriva addirittura  a non capirsi. Ed è invece una cosa molto semplice, che io spiego nel libro, con il concetto delle “pietre preziose della voce” - mi sono inventata questo sistema - per far capire alle persone come abbinare al concetto una voce particolare, un determinato modo per usare la voce per cui devono essere corretti dei parametri come la velocità con cui parli, le pause che devi usare, le frequenze che devi usare e mixarle in modo tale da abbinarle al concetto che si vuol far passare e raggiungere così la comunicazione perfetta. Faccio spesso l'esempio di una frase molto semplice che diciamo tutti nella vita, che è “ti voglio bene” (pronunciata con voce ferma, calda e impostata, ndr.) e che se non è usata nel modo giusto non ha lo stesso risultato. Se io ti dico “Luigi, ti voglio bene” a te arriva una comunicazione sincera, profonda, pensata; se io ti dico “Luigi ti voglio bene” (pronunciata velocemente con vocina da bambino, ndr.) potrebbe anche essere una presa in giro, per cui lo stesso concetto viene completamente stravolto. Tutti devono essere consapevoli di questi meccanismi e capire come fare per diventare dei bravi parlatori persuasivi, convincenti. Tra l'altro la cosa che ci ha più divertito con Roberto è stato mettere in parole semplici questi concetti, farli diventare alla portata di tutti. È stata questa la carta vincente probabilmente del libro, fare in modo che tutti potessero capirlo così come per i cantanti creare una metodologia intanto rapida, perché i tempi dei big e dei cantanti sono velocissimi, e soprattutto allenare la voce in un modo che non perda la sua originalità, anzi lasciare qualche piccolo difetto perché qualche piccolo difetto vocale se ben gestito rende la voce ancora più personale, è quella particolare cosa che ti fa riconoscere immediatamente per radio  il cantante preferito. La voce di Giusy Ferreri, particolarissima, si riconosce fra tutti, e questo è un plus valore per lei. O anche la lieve nasalità di Eros Ramazzotti diventa un pregio totale, per cui nell'allenamento con questi big io lavoro proprio per conservare l'originalità con cui loro si presentano. Alleno la voce a diventare più potente, più estesa, più resistente, più efficace però conservo la sua particolarità.

 
L.
Adesso le faccio una domanda un po' provocatoria: sono molto affascinato da questo tipo di cose e anche se ovviamente non  ho la sua esperienza sono inconsciamente un maniaco nello studiare le persone quando mi parlano o si rivolgono a me, quindi dalla prossemica all'intonazione, nel fatto che a volte si possono notare delle contraddizioni tra quello che si dice e come lo si sta dicendo e quindi io mi fisso, provo a spiegare che il messaggio non sta arrivando in maniera chiara e mi dicono “tu sei un paranoico”. Ma puntualmente ci prendo, non lo si può dimostrare subito ma nel tempo diciamo che arrivo al punto di prenderci. Mi sono accorto però che è difficile far capire a una persona che quello che sta dicendo non è quello che prova...e qui arrivo alla domanda. Pensa che questo tipo di lavoro su se stessi sia davvero alla portata di tutti, o il guardarsi dentro e smettere di stonare sia alla fine un talento che qualcuno può avere?
 
D.
Sì certo, nel primo libro che ho scritto, “Voglio Cantare”, dicevo proprio questo e cioè che non esistono gli stonati e in effetti è vero perché la percentuale di persone che non può cantare correttamente è il 3% di tutta la popolazione mondiale, una percentuale proprio irrisoria. In realtà tutti possono imparare a intonarsi perché è semplicemente l'orecchio che si deve mettere in comunicazione con la voce per cui è molto divertente perché a volte da me arrivano delle persone che sostengono di non poter più cantare, di essere stonate. Ed è molto molto bello fargli scoprire il contrario perché si arriva a un punto di commozione molto forte in cui la voce è lo specchio dell'anima, è proprio il nostro alter ego e quindi l'emozione in quel momento lì arriva alle stelle. Come si può curare una voce stonata, così si può curare una voce che non ha la giusta comunicazione.

 
L.
Quindi è un animo stonato?
 
D.
Alla fine diciamo che sì, sicuramente è una parte fisiologica, ci sono persone che non sono abituate a collegare orecchio e voce, poi ci sono anche quelle persone che vivono in convinzioni limitanti come dice Roberto Re, perché ti auto convinci di una cosa che non è, quindi è stupendo far scoprire loro che non è vero. Io ho avuto una ragazza che aveva problemi di intonazione pazzeschi e poi si è diplomata in conservatorio con otto. Ecco quelle sono le conquiste più emozionanti e più belle perché lavorare sul talento è meraviglioso ma è anche più facile, invece lavorare su queste cose a me appassiona moltissimo così come lavorare su persone con handicap che scoprono invece nella vocalità un grande riscatto. Ecco io amo queste sfide.

 
L.
Io di giorno faccio il fisioterapista in ambito neurologico quindi capisco perfettamente. Vado ad agire sui cervelli che non funzionano più senza che le persone possano farci niente, quindi capisco l'approccio, ed è da lì che nascono le mie domande.
 
D.
Ah allora c'è il trucco, mi capisci perfettamente, anzi sei ancora più avanti! La cosa divertente e che non colpisce troppo l'animo umano è che l'allenamento delle pietre preziose sulla voce è molto semplice e non va a interferire con il proprio timbro di voce - ed è questo secondo me il plus valore del Vocal Care® -. Non andiamo a lavorare sulla timbrica che è veramente collegata con l'intimo, ma andiamo a lavorare su una modalità e quindi le persone si divertono, sono più serene nell'affrontarlo infatti è qualcosa che piace molto, e la comunicazione è qualcosa che andrebbe insegnato fin da giovani...

 
L.
Infatti penso spesso che ci siano persone che hanno dei tesori dentro che non riescono a spiegare e mi dispiace vedere che tutto questo materiale vada sprecato mentre ci sono altre persone che sanno vendere la fuffa in maniera incredibile e non hanno niente dentro, quindi bisognerebbe spiegare a queste persone come dare quello che hanno dentro.
 
D.
Sono d'accordissimo con te quindi mi capisci quando dico che per me lavorare con un big ovviamente è formativo e interessante perché io rimango al passo con i tempi, mi imbatto sempre in nuove esigenze e quindi lavorare per esempio con una vocalità come la Vanoni ha una valenza per me e poi improvvisamente passare a Ghali ne ha un'altra, per cui io imparo ad adattarmi ai tempi che corrono ed è molto interessante lavorare accanto a loro. Ma le soddisfazioni più intime sono quelle fatte con le persone che hanno vere difficoltà e che magari non fanno del canto la loro professione ma che accompagna la loro vita, oppure a persone che hanno difficoltà a comunicare e imparano a parlare efficacemente e a loro cambia veramente la vita, e quelle forse sono le nostre soddisfazioni più grandi.

 
L.
Una domanda alla Marzullo: lei parte dalla voce per aiutare la psiche o indaga la psiche per aiutare a usare meglio la voce?
 
D.
Indubbiamente credo che la psiche sia la regina perché ha un condizionamento molto forte per cui penso ci sia un rapporto 51 a 49 ed è per questo che nell'ultimo libro ho voluto rivoluzionare le cose. Nei libri precedenti partivo da un discorso puramente di esercitazione vocale e poi parlavo di programmazione neuro linguistica. Ma questa volta ho quasi voluto ribaltare l'assunto, infatti ho lasciato a Roberto l'apertura del libro perché da un equilibrio psichico arrivare al fisico è molto facile anche se tutto quello che è fisico suggerisce alla psiche.

 
L.
Non c'è cosa che non si muova se la psiche non lo vuole, in fondo.
 
D.
È vero o no anche se mi sembra che la psiche abbia un punto in più. Certo è che conta anche l'atteggiamento fisico, semplicemente lo stare con le spalle dritte è propositivo nei confronti degli altri ed è comunque un messaggio positivo che diamo alla psiche quindi le due parti si influenzano a vicenda.

 
L.
È quello che capita molto spesso a me quando devo far tornare in piedi delle persone che sono convinte di non poterlo più fare.
 
D.
Io temo proprio che dovremmo incontrarci, che non basti una telefonata!

 
A questo punto della telefonata è stato stimolante confrontarsi e trovare dei punti di contatto con argomento che ci sta molto a cuore, professionalmente e al di là della musica parlando.
Per esempio, nei pazienti con danni cerebrali, la fisioterapia neurologica permette infatti di creare nuove possibilità di movimento “semplicemente”stimolando una parte di cervello diversa da quella danneggiata a ricrearne gli stessi stimoli. Ed è esattamente come accade per il Vocal Care® nei casi più difficili quando si fa in modo di visualizzare il suono, e questo è il pensiero-suono. Prima della fonazione esiste un sistema di adattamento del pensiero al suono per cui si può andare a lavorare ancora prima che il suono si formi, agendo sul pensiero del suono e non solo sul suono fisico, concentrandosi in modo poi da farlo.
Ma la realtà di un treno in partenza ci ha riportati al motivo iniziale della nostra chiacchierata, e cioè l'intervista in occasione della presentazione del libro e del concerto di Milano. Con la promessa di indagare ancora più dettagliatamente un giorno i processi che sottendono l'animo umano.

 
L.
Faccio sempre due domande per chiudere le interviste con gli artisti, quindi le ripropongo anche in questo caso: cos'è la musica per lei in tre parole e perché ha scelto queste tre parole?
 
D.
È tutta la mia vita! Sono cinque?! allora solamente “la mia vita”...sono tre! Ho lavorato solo sulla voce e sulla musica da quando ero piccolina, ero pianista e cantante già da quando ho iniziato a girare a 6 anni con mio papà che era pianista di jazz.

 
L.
E l'ultima, la più difficile, quella sulla quale capitolano tutti: pensando al suo passato, tre album che hanno influito su di lei e che mai potrebbero mancare nella sua collezione?
 
D.
Line Out di Lennie Tristano, un qualunque disco dei Beatles, e poi forse ho un ricordo infantile, Bart Bacharach perché appunto io sono pianista di jazz e con papà sono stata allevata da questa musica.

 
Intervista a cura di Luigi Rizzo
Copywriting a cura di Angela De Simone.

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