Nightguide intervista Malika Ayane

Nightguide intervista Malika Ayane

Domino è il quinto album in studio della cantautrice taliana Malika Ayane, pubblicato il 21 settembre 2018 da Sugar Music. L'album arriva dopo tre anni dall'ultimo progetto discografico della cantautrice milanese, Naif, e in questo periodo è presentato live durante le tappe del Domino Tour, che toccherà 25 città italiane ed è caratterizzato da una doppia anima, da due live in due differenti giorni in due location diametralmente opposte, il teatro e il club. 
 
Il Domino Tour riparte da un esperimento già iniziato nel Naif Tour e nel Naif Club Tour: MALIKA AYANE presenterà gli stessi brani in modi completamente diversi, mescolando elementi di arrangiamento e andando verso strade apparentemente diversissime eppure fatte della stessa anima. 
I concerti nei teatri saranno caratterizzati da suoni morbidi e pieni, con una ricerca di sonorità finalizzata ad avvicinare i brani di repertorio a quelli inediti; sul palcoscenico MALIKA sarà accompagnata da: Daniele Di Gregorio alla marimba, Carlo Gaudiello al piano, Marco Mariniello al basso, Nico Lippolisalla batteria e Jacopo Bertacco alla chitarra. 
I live nei club saranno caratterizzati dagli stessi brani ma riportati allo scheletro, con una concezione più ruvida ed essenziale; sul palco, in questa versione, MALIKA al synth, Jacopo Bertacco alla chitarra, Nico Lippolis alla batteria.
Malika Ayane tornerà in concerto al Teatro EuropAuditorium di Bologna il prossimo 17 dicembre 2018, alle ore 21.00, occupando nuovamente la scena musicale dopo due anni di lavoro. E per questo abbiamo avuto l'occasione di intervistarla: 
 
L. Non ti chiedo di spiegarci questo tour doppio i perché'hai spiegato 8945 volte 
 
M: E di questo ti sarò grata per sempre (ride)! 
 
L. ma piuttosto sono curioso di sapere come lo hanno presa i fan
 
M. I fan l'hanno presa molto bene perché chi mi segue da tanto sa che non faccio mai due volte la stessa cosa e non lo stupisce neanche il fatto che ci possa essere un'anima smembrabile e ricomponibile in forme diverse. Contemporaneamente, ed è questa la vera soddisfazione, in un momento in cui non sono particolarmente di moda, non in esposizione ossessiva come magari è capitato dopo un festival di Sanremo o in altri momenti, la gente risponde tanto bene proprio perché per fortuna in qualche modo negli anni sono riuscita a rendere credibile quello che faccio. Quindi devo dire che può capitare che per esempio il concerto al club e il fatto che abbia delle armonie completamente stravolte si riempie di un contesto diverso rispetto quello che la gente pensa possa essere il mio mondo, può lasciare un po' straniti qualche arrangiamento molto molto cambiato però la qualità del lavoro viene riconosciuta. Io sono molto contenta di non dover fare la finta modesta sciocchina che dice “no, ma cosa dici!” quindi sono molto contenta che quando lavori con onestà poi il risultato positivo arriva. 
 
L. Io verrò a vederti e a fotografarti oggi all'Estragon di Bologna, e ho apprezzato più che il progetto in sé, che oggi scoprirò se mi piace o meno, l'idea in sé. Mi spiego: ultimamente ho notato che molti tour partono con 10/15 date e poi strada facendo si riempiono di doppioni in base ai sold out, e a me questo da l'idea di una spremitura dell'artista del tipo “pigiamolo finché c'è che poi tanto dopo l'anno prossimo se lo dimenticano”...
 
M. È un po' brutale come visione, magari invece sta solo avendo molto successo! 
 
L. Anche tu hai molto successo ma mi da comunque l'impressione di avere un'idea ben precisa di quello che fai non solo nell'album ma anche nel tour stesso, che fa parte della composizione del tuo progetto artistico
 
M. Esattamente! Hai colto perfettamente la cosa infatti se ci pensi è anche molto rischiosa. Invece di fare 3000 persone tutte in un posto ho deciso di mettere il pubblico di fronte alla scelta di dove vivere l'esperienza del concerto. Questo proprio per il discorso di prima sull'onestà: penso che essere ostinati nel voler comunicare un successo per forza secondo me sia da una parte lo specchio dei tempi in cui dobbiamo sempre far vedere quanto siamo fighi, pazzeschi; contemporaneamente ci si perde anche qualcosa per strada. Onestamente io non ho un giorno off da settembre, e questa cosa è una fatica splendida nel momento in cui tutto quello che succede è motivato. E quindi è capitato per esempio a Napoli che il live nel club non fosse andato esageratamente bene e mi son trovata con meno di 200 persone, ho montato gli strumenti in mezzo alla gente, ho anche offerto da bere a tutti ed è diventata una serata con quel tipo di clima lí, proprio perché non voglio ricordarmi i comunicati stampa ma voglio ricordarmi cosa è stato nella vita realmente e coglierne gli aspetti più belli.
 
L. Mi hai dato l'assist per la prossima domanda. Oggi ho ascoltato e letto un po' delle cose che hai detto in occasione della presentazione del nuovo album: molte persone ti hanno chiesto che fine avessi fatto in questi tre anni di “pausa” dalle scene, ma posso dirti che avendoti fotografato negli ultimi due tour che hai fatto (questo sarà il terzo) non ho sentito la tua mancanza, nel senso - quello che sto dicendo non è come sembra! - che non mi ero accorto che fosse passato così tanto tempo perché c'era ancora il riverbero delle cose che avevi fatto prima. Io ero convinto di averti fotografato alla fine dello scorso anno e invece è passato molto più tempo! E quindi ho detto “cavolo questo è riempire le orecchie, la testa, il cuore dei fan” - perché io sono tuo fan, se non si fosse capito! - 
 
M. Ottimo! Hai detto una cosa sacrosanta. La mia analista dice sempre che il desiderio è determinato anche dall'assenza. In questo momento storico in cui se io non sono in produzione ma comunque tutti sanno che cosa stiamo facendo, io rimango invece un po' antica perché secondo me è molto più interessante concentrarsi su una cosa per volta e preferisco esserci con la totalità di me stessa quando sono effettivamente pronta.
 
L. Era anche un po' quello che intendevo parlando della moda ultima dei tour che si allungano all'infinito perché l'artista deve avere anche l'aura da artista,  ma questa condivisione costante di tutto, in ogni momento, ha fatto perdere un po' questa cosa. Tu hai detto per esempio che a Napoli la parte club non è andata benissimo, ma penso comunque che fa parte dell'essere artista e di un progetto di successo che se la data del club o del teatro va esaurita e tu hai stabilito tour in questo modo, peccato per chi se l'è persa.
 
M. Esatto! Io penso che per ogni persona che c'è stata in quella data, la prossima volta porterà altre due persone con se perché, e torniamo al discorso dell'onestà, si è trovata di fronte a qualcosa che magari non era quella che si aspettava ma ho visto che è stata proprio contenta di vedere quel determinato tipo di concerto. La gente è tornata sulla fiducia di quello che sono stata negli anni, anche se non sono sovraesposta, e ha comprato anche una quantità di dischi spaventosa. Io amo anche molto fermarmi ad ascoltare cosa la gente racconta al termine di un concerto e direi che fin qui tutto bene!
 
L. Sono stato incuriosito da un'altra cosa che hai detto durante l'intervista per Repubblica con Castaldo: l'esperienza che hai avuto tra questi due tour, quella del musical, ti ha dato disciplina. Quindi tu eri indisciplinata!
 
M. Non è che fossi indisciplinata ma il teatro è un'altra cosa! Prima di Evita, finivo le prove e andavo a farmi l'aperitivo con la band, arrivavano venti amici a fare caciara in camerino e arrivavo sul palco sapendo di dover portare semplicemente me e le mie canzoni. Nel momento in cui mi sono trovata ad affrontare uno spettacolo in cui ogni sera non puoi variare niente, a differenza di un tuo concerto in cui arrivi comunque ad accomodarti su quello che sei, capisci le infinite possibilità che ti da la musica su un palco verso il quale ti prepari come se fossi uno sportivo, un ascetico, senza convincerti che stai andando a dire la messa, però con la preparazione e l'impostazione di una performance agonistica. Adesso entro a teatro alle 5 e non mi tira fuori più nessuno finché non ho finito di salutare l'ultima persona che si vuole fermare a chiacchierare con me. E anche la scrittura delle canzoni, in questo modo, ne ha guadagnato parecchio. 
 
L. Una domanda non così scema: non ti spaventa tutta questa esperienza, considerando il fatto che tu sia così giovane? 
Non si capisce se è una maniacalità bella nella sperimentazione o se è una paura di annoiarsi.
 
M. Oddio, sembri un attimo Marzullo! Le possibilità sono infinite! Ieri stavo facendo sentire al mio assistente sulla tournée Sondre Lerche, che è uno dei miei cantautori preferiti da sempre, e dato che non lo conosceva per nulla siamo partiti dal primo disco, che non ascoltavo veramente da qualche anno; mi sono accorta di come nel 2001 c'era già la sua cifra stilistica però era senz'altro più acerba di come possa essere oggi a distanza di 17 anni. E quindi penso che il fatto di non fermarsi su quello che si è o si sappia fare sia soltanto una cosa positiva. Io non freno l'idea di fare una cosa diversa, che è sempre una questione di ricerca, di ascolti che si fanno, di viaggi, di cose che si vedono e si tende poi a cercare di fare un passetto in avanti, se no è la fine! 
 
L. Per come ti conosco attraverso le tue canzoni, e non ho nessuna presunzione di conoscere Malika persona, sono più propenso all'idea che tu abbia questo stile per una necessità di stupire te stessa piuttosto che il pubblico.
 
M. Esatto, perché se volessi vivere di rendita dovrei cantare, usare la mia voce e tutta l'estensione che ho, fare delle cose apparentemente più difficili e seguire il filone della Mariah Carey della situazione, che usa la voce come elemento. Però per fortuna ci sono così tante cose da sviluppare quando si pensa a scrivere un brano che proprio c'è stata una ricerca da parte mia nello scrivere i concetti con più chiarezza e precisione, limitare le frasi, magari arricchirle con qualche aggettivo in più. 
 
L. Ho voluto intervistarti senza sentire l'album proprio perché voglio sentirlo direttamente dal vivo stasera! Ma arriviamo all'ultima domanda ufficiale dell'intervista, quella che faccio a tutti gli artisti perché sono curioso: pensando a quando eri nessuno o una giovane adolescente che voleva diventare una cantante, quali sono i tre album che, se perdessi, dovresti ricomprare subito di nuovo? 
 
M. Sicuramente Blue di Johnny Mitchell, tutta la discografia compatta dei Doors perché sono stati fondamentali nella mia adolescenza e poi penso che non potendo comprare un disco specifico perché non ce n'è uno solo, io sono un'amante folle di Serge Gainsbourg ma delle sue produzioni degli anni 50, perché dagli anni 70 si sono accorti tutti che era un genio! 
Comunque ti consiglio di ascoltarlo prima del live il disco! 
 
Sicuramente ora che ti ho intervistata lo farò, ci vediamo sotto palco! 
 
Intervista a cura di Luigi Rizzo
Copywriting a cura di Angela De Simone

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