Nightguide intervista Antonio Palumbo

Nightguide intervista Antonio Palumbo


 
Antonio Palumbo presenta Matches: non solo un nuovo video, ma anche uno dei brani che compongono il nuovo EP How fast we live, pubblicato lo scorso 18 Ottobre: How fast we live parla della frenesia di oggi, la paura che arriva più passa il tempo, i fili che tengono legati al passato e il bisogno di proteggersi e accettarsi. Prodotto da Davide Andreoni (Sycamore age, Andrea Chimenti, Alessandro Grazian), il nuovo lavoro di Antonio Palumbo è un mix equilibrato di atmosfere acustiche, pop e rock ed è realizzato in modo del tutto indipendente in linea con i valori di Mycelia For Music, iniziativa promossa da Hymogen Heap di cui Palumbo è Creative Passport Ambassador. Antonio Palumbo lavora da solo dopo l'esperienza con i Contrada Beat ed ha aperto il concerto di Daniele Silvestri a Londra. L'EP che ha segnato il suo debutto è uscito nel 2017, e si chiama Altaguardia.





Matches è il tuo nuovo video, registrato durante la registrazione del brano: come mai hai deciso di girare il video in questo modo, è una maniera di far avvicinare chi ti ascolta al tuo dietro le quinte?
In realtà il mio amico e videomaker Pasquale (Pinto, del collettivo LAURAS) mi segue con la camera quando registro o suono, e ci siamo ritrovati con queste belle immagini che catturano bene lo spirito delle giornate che abbiamo passato a lavorare insieme al produttore Davide Andreoni e al sound engineer Giacomo Zambelloni. Registrare questo ep è stata un'esperienza davvero positiva per me, e in più lo studio Everybody On The Shore è bellissimo e merita di essere visto da tutti!


Sia Matches che How fast we live richiamano la velocità con cui viviamo, o con cui siamo costretti a vivere. Credi che questo modo di vivere porti solo problemi, o può anche dare una spinta creativa in più a chi fa arte, di qualsiasi tipo di arte si tratti?
Sarà perché sto crescendo, ma mi ritrovo sempre più spesso a riflettere su quanto il tempo ci sfugga dalle mani. Sicuramente sentire la pressione sulle spalle invita chi fa musica a produrre di più e più in fretta, proprio perché c'è sempre meno tempo, ma non sempre è una cosa positiva. Io personalmente ho bisogno di tempo per vivere, pensare, immaginare, non sono una macchina sforna canzoni. Chi fa musica poi si confronta per natura col tempo, perché la musica è il tempo che si fa concreto.


How fast we live è uscito a Ottobre: hai già dei feedback, un'idea di come stia andando il disco?
È passato ormai un mese dall'uscita dell'ep e sono molto contento della reazione di chi ascolta, mi sembra che le cose che volevo dire siano state comprese. Spero ovviamente che nei prossimi mesi io riesca a farmi ascoltare sempre da più persone.


Nel disco parli della paura che colpisce le persone via via che il tempo passa. Può essere una paura di tanti tipi, ma quella che mi viene in mente prima è la fretta che viene messa alle persone, l'idea che dopo i 30 anni la vita sia già praticamente finita e tu sia già vecchio per realizzare quelli che vuoi fare. Quali sono le paure che ti hanno spinto a scrivere?
Hai colto esattamente il punto: a volte mi viene da pensare “Beh, è tutto qui? La vita è solo questa? Dove sono finiti tutti i progetti che avevo? Perché mi dicono che non posso più fare quello che avevo in mente?”. In realtà - forse anche grazie a queste canzoni - ho fatto abbastanza pace con la questione, mi sono convinto che finché avrò voglia potrò fare tutto quello che mi va.


Che differenze hai trovato fra il lavoro solista e quello con i Contrada beat?
Stare in una band è bellissimo, ho ricordi indelebili degli anni passati con i Contrada Beat (poi diventati Nebel, ndr). Abbiamo fatto un sacco di cose, scritto un sacco di musica, suonato tantissimo in giro. Ora che scrivo da solo a volte forse è più difficile, perché dall'altra parte non c'è mai nessuno a farmi da contraltare, a dirmi che qualcosa non va o può funzionare meglio, ma mi sento bene perché non ho filtri, tutto quello che scrivo è solo mio.


Domanda classica: ci sono date in arrivo per vederti dal vivo, e quelle passate come sono andate?
Ho fatto un piccolo showcase per lanciare HOW FAST WE LIVE insieme al chitarrista Enrico Meloni in un bellissimo posto a Milano che si chiama Il Nemico. È stata una serata super, sono venuti ad ascoltarmi in tanti e sinceramente non me lo aspettavo. Per un po' continuerò a promuovere l'ep online ma non vedo l'ora di riprendere a suonare dal vivo. Sto cercando di organizzare un giro di concerti un po' diverso per i prossimi mesi: voglio andare a suonare a casa delle persone.


E ora la domanda che tutti temono: quali sono i tuoi tre dischi preferiti?
Tre sono troppo pochi, te li dico di getto:
JAGGED LITTLE PILL di Alanis Morissette
CONTINUUM di John Mayer
BON IVER di Bon Iver.

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