Nightguide intervista Giuseppina Torre

Nightguide intervista Giuseppina Torre


Giuseppina Torre, compositrice e pianista, torna con Life Book: l'album, uscito per Decca Records/Universal Music Italia, è composto da dieci brani che raccontano le suggestioni, i pensieri e la vita di Giuseppina Torre negli ultimi anni. Tra i brani c'è anche Mare di mani, che parla degli sbarchi in Sicilia, e la sua musica è stata scelta per accompagnare il documentario di Speciale TG5 "Testimone - Liliana Segre contro l'indifferenza" di Roberto Olla. Giuseppina Torre è autrice di colonne sonore per film documentari della Rai e ha ottenuto riconoscimenti internazionali, tra cui al Los Angeles Music Awards il premio per International artist of the year e l'International solo performet of the year; ha firmato la colonna sonora del documentario "Papa Francesco-La mia idea di arte" ed è stata inserita nel Dizionario dei compositori di Sicilia, opera del poeta e scrittore triestino Giovanni Tavčar. Il 2019 l'ha vista esibirsi a Piano City Milano e Piano City Palermo, oltre a suonare come opening act del concerto de Il Volo all'arena di Verona. 





Domanda d'esordio: ho letto che sei una compositrice, e che essere una compositrice è molto raro fra le donne pianiste in tutto il mondo. E' davvero così?
Partiamo dal passato e da un'affermazione espressa intorno al 1920 da un famoso direttore d'orchestra e compositore britannico tale Sir Thomas Beecham che sosteneva che “non ci sono donne compositrici, non ci sono state e non ci saranno mai”. A parte che l'esimio Sir Thomas Beecham ignorava di conoscere compositrici della propria epoca come ad esempio Cécile Chaminade ma ignorava anche compositrici dell' Ottocento del calibro di Clara Wieck, Fanny Mendelssohn o Louise Farrenc. Oltre l'ignoranza palese vi è una profonda misoginia radicata che si è sviluppata nel corso dei secoli fino ad arrivare ai nostri tempi che ci troviamo ora come allora a lottare per affermarci nel mondo della musica, arte in cui la misoginia è più radicata rispetto ad altre forme artistiche . 


Hai scritto “Mare di mani” sugli sbarchi dei migranti in Sicilia: come ti fa sentire vedere che sempre più si tracciano confini invece di, appunto, allungare le mani per tirare fuori la gente dal Mediterraneo?
L'antico “Mare Nostrum” è diventato purtroppo teatro di momenti funesti. In un “Mare di mani” descrivo lo sgomento della visione di immagini di salvataggio della guardia costiera di Pozzallo. Sono immagini dure, molto crudeli. Vedere questo mare di mani che si agitano e che cercano altre mani che li tirino su per salvarle fa molto male. Fa ancor più male vedere questo mare di mani diminuire sempre di più perché molti non ce la fanno, perché vengono risucchiati dalle acque profonde del mare.


Oltre a “Un mare di mani” le musiche di “Life book”, il tuo album, sono state scelte per il documentario “Testimone - Liliana Segre contro l'indifferenza” e “Papa Francesco - La mia idea di arte”. Io sono convinta che la musica possa servire a cambiare il mondo ma tu, che la musica la crei, che ne pensi?
La musica dovrebbe aiutare a renderci migliori, a nobilitare l' animo perché dovrebbe tirar fuori la parte più sensibile del nostro essere. Ma in questo periodo storico e sociale basta ascoltare i generi musicali che stanno dilagando tra i giovani per renderci conto del nostro presente e di ciò che si prospetta nel nostro futuro... 


So che sei stata inserita da Giovanni Tavcar nel Dizionario dei compositori della Sicilia. La Sicilia è una terra incredibile, che però in tanti sono costretti a lasciare senza nemmeno volerlo fare. Come ti fa sentire diventare parte del patrimonio della tua isola?
Per molti artisti vale il detto “nemo propheta in patria “. Per fortuna questo detto non è valido per me che sono amata e stimata nella mia amata terra. L'essere annoverata tra i compositori più importanti in questo dizionario, che come periodo storico va dall' antica Grecia fino ai nostri giorni, non può che rendermi orgogliosa per tutto il lavoro svolto e i sacrifici fatti che non sono solo miei ma anche della mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto e incoraggiato. 


Ora, una domanda classica e quasi di rito: “Life Book” è il tuo nuovo disco, e racconta gli ultimi anni della tua vita. Ci parli di come è nato questo disco, e ti fa sentire vulnerabile raccontare la tua vita in questo modo?
“LIFE BOOK” nasce dall'esigenza di raccontare la mia rinascita. Rappresenta un lavoro introspettivo dove le difficoltà vissute in questi anni vengono viste con serenità diventando opportunità. Attraverso le difficoltà vissute ho scoperto di possedere una forza che prima d'ora non conoscevo. Attraverso “LIFE BOOK” racconto questi miei stati d'animo e si presenta al pubblico, traccia dopo traccia, come un inno alla vita inducendo l'ascoltatore a diversi punti di riflessione. Ciò che contraddistingue la mia musica in tutti questi anni è la sincerità, il mettersi a nudo. Questo non mi rende vulnerabile perché parlo di sentimenti, di emozioni, sensazioni che molti hanno difficoltà ad esprimere ma che ascoltando la mia musica riescono a tirar fuori. Molti mi dicono che la mia musica è come se raccontasse una storia, e lo è davvero, una storia in cui tanti ci si ritrovano. 


So che hai aperto il concerto de Il Volo questo Settembre, ma ci sono date future in arrivo? E se si, dove potremo trovarti?
Sarò in concerto in lungo e in largo per tutta Italia e stiamo definendo le date che a breve avrò il piacere di annunciare. 
 

giuseppina torre, interviste musica, life book

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